Terapia di coppia e sostegno familiare
Terapia di coppia e sostegno familiare
Nel Terzo Millennio la coppia sta affrontando, o almeno così pare dal significativo aumento di richiesta terapeutica, una difficoltà sempre maggiore dal punto di vista sociale e familiare, rappresentato dalla sua crescente fragilità.
La crisi di coppia è cartina di tornasole del disagio relazionale in cui stiamo vivendo e pertanto ci spinge a riflettere sui profondi mutamenti dei ruoli familiari ed a ricercare nuove basi che possano rinsaldare il legame di coppia, anche in funzione della ricaduta su una sana crescita dei figli qualora presenti.
Incontrando la coppia si incontra un organismo complesso dotato di un’economia affettiva che trascende l’individualità.
Si può sostenere che una relazione sana è in grado di accogliere sia l’unicità di ciascun partner che la comunione dei due, ovvero individuazione ed appartenenza sono in equilibrio (sentimento sociale e istanza affermative, secondo Alfred Adler). Si salvano i singoli Sé ma si costruisce anche un creativo “Noi”, per cui vengono incrementate le risorse non solo della coppia ma anche quelle individuali e la coppia funziona meglio della somma delle parti, la trascende.
La qualità del legame dipende dalla qualità del legame che si era creato con chi originariamente si era preso cura di ciascuno dei due partner. La coppia, pertanto, tenderà ad organizzarsi e a riprodursi in schemi relazionali legati alle esperienze affettivi e relazionali che erano state sperimentate nei rispettivi contesti delle famiglie d’origine. Ciascun partner importa nella coppia una serie di fantasie, desideri, angosce che appartengono al suo mondo interno ma che hanno anche una componente transgenerazionale.
La richiesta di consultazione può nascere da una crisi recente oppure la coppia viene descritta come in difficoltà da molto tempo. Molto spesso non viene portato un sintomo specifico ma piuttosto bisogni diversi, molto generici: mancanza di dialogo, calo dell’affettività e/o della sessualità, delusioni reciproche per reazioni di fronte ad eventi inaspettati, incomprensione di fronte a crescita lavorativa o culturale di uno dei due, tensioni con la famiglia di origine, problemi e discordanze nell’accudimento e nell’educazione dei figli, tradimenti.
I problemi coniugali possono derivare da conflitti che danno molta sofferenza ad entrambi ma che non riescono ad essere superati poiché la coppia rimane invischiata in schemi relazionali non efficaci, quando addirittura disfunzionali.Variegate dunque le motivazioni che spingono una coppia alla richiesta di una terapia congiunta.
Curare il disagio della coppia significa muoversi in un territorio dove intrapsichico e interpersonale possono trovare un’integrazione.
Il lavoro clinico accompagna i partner ad abbassare le tensioni presenti ed a creare uno spazio per l’ascolto reciproco. In un luogo sicuro potranno emergere i desideri di cambiamento, le ragioni della crisi e la scoperta di nuove strade per un futuro meno carico di sofferenza. È un percorso che può rilanciare il legame, oppure accompagnare alla separazione e alla costruzione di un nuovo rapporto post separazione, sempre con l’attenzione alla cura e alla protezione dei figli.
Accogliere in studio una coppia significa accogliere la relazione, che diventa da subito l’oggetto a cui lo psicoterapeuta pone attenzione è di cui si prende cura, al di là degli individui che la compongono. Occuparsi della relazione ha quindi a che fare con quello che succede tra due persone, anche e soprattutto durante la seduta, osservare il tipo di scambio, emotivo e comunicativo e le emozioni che circolano, facendo da specchio. È fondamentale quindi che entrambi possano sentire, mettere in scena o raccontare in un territorio completamente neutrale i loro vissuti più profondi nei confronti dell’altro. L’imparzialità, di cui il terapeuta si fa garante, aiuta a non sentirsi giudicati, ma liberi di esprimere anche i sentimenti più nascosti e ad ascoltare l’altro.
Se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola.
Massimo Gramellini
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Massimo Gramellini